Portello Factory stories – “110 anni Alfa Romeo: dal Portello ad Arese, le vetture che hanno fatto la storia industriale del Biscione alle porte di Milano“
Il Biscione è più di un semplice marchio di una casa automobilistica. Rappresenta una storia lunga più di un secolo costellata di successi conquistati in pista e di modelli di auto amati in ogni parte del globo.
È il Made in Italy che ha conquistato il mondo.
A IL CENTRO di Arese si sono celebrati i 110 anni della grande Alfa Romeo attraverso un avvincente percorso storico che ripercorre l’evoluzione di una delle case automobilistiche più iconiche della storia del nostro paese.
L’allestimento della mostra è stato realizzato da Il Centro in collaborazione con Scuderia del Portello che ha esposto quattro vetture rappresentative della storica casa milanese, con il contributo iconografico del Centro Documentazione del Museo Storico Alfa Romeo.
DALLA NASCITA DEL PORTELLO AL SECONDO DOPOGUERRA
Lo stabilimento Alfa Romeo del Portello fu fondato nel capoluogo meneghino nel 1906, quando Alexandre Darracq decise di trasferire l’attività produttiva della Società Italiana Automobili Darracq da Napoli a Milano. L’ubicazione lungo la strada al Portello (così chiamata perché conduceva a una porta minore del Castello Sforzesco di Milano) poneva la fabbrica in uno spazio in aperta campagna a nord-ovest del capoluogo lombardo. Lo stabilimento venne acquistato da finanzieri lombardi fondando l’A.L.F.A., acronimo di “Anonima Lombarda Fabbrica Automobili”. La nuova azienda, nata il 24 giugno 1910, aveva un capitale sociale di 1.200.000 Lire, 250 dipendenti e si prefiggeva l’obbiettivo di produrre 300 autotelai l’anno. Il modesto numero della produzione era dovuto a un mercato ristretto e alla tipologia costruttiva fortemente artigianale.
Nel 1915 entrò nella compagine azionaria della società l’ing. Nicola Romeo, da cui appunto la nuova ragione sociale “ALFA ROMEO”, che portò a una diversificazione della produzione, non più incentrata solo sugli autoveicoli bensì dedicata ad altri campi e alle commesse militari. Le attività connesse alla fabbricazione di automezzi militari e a diversi prodotti destinati allo scopo bellico portarono a un importante ampliamento della fabbrica con una forza lavoro di 2200 addetti.
Nel corso degli anni Trenta, grazie alla creazione di tre importanti divisioni – veicoli industriali, motori aeronautici e settore auto – e con il debutto della leggendaria 8C e del reparto corse, il personale arrivò a oltre 6000 unità, con un ulteriore ampliamento degli stabilimenti.
Nel Secondo conflitto mondiale nacque l’Alfa Romeo Avio, che acquisì enorme importanza nel processo delle commesse militari dedicate al Regio Esercito Italiano. Compito al quale rispose anche la fabbrica milanese, soprattutto con la produzione di camion, vedendo la sua forza lavoro giungere a 8000 persone fino ai bombardamenti del 1943-1944, quando il Portello fu pesantemente danneggiato.
DAGLI ANNI CINQUANTA ALLA CHIUSURA DEL PORTELLO
Nel secondo dopoguerra, la produzione automobilistica era ancora artigianale e incentrata sulle piccole serie. Tutto cambiò con l’avvento di Giuseppe Luraghi ai vertici di Finmeccanica, azienda proprietaria dell’Alfa Romeo, che trasformò la fabbrica artigianale in un moderno stabilimento produttivo di automobili. Durante questi anni la fabbrica fu ulteriormente potenziata: vennero installate nell’impianto le prime catene di montaggio complete automatizzate per le produzioni della 1900 e successivamente della Giulietta.
Il tessuto urbano di Milano però stava cambiando espandendosi verso le aree agricole. Il Portello prima era in periferia della città ma già dagli anni Trenta iniziava a essere circondato da un agglomerato urbano piuttosto intenso, che nella seconda metà degli anni Cinquanta aveva raggiunto i limiti perimetrali della fabbrica, non concedendo spazi per ulteriori ampliamenti dell’impianto. Allora il consiglio di amministrazione della Casa prese la decisione di costruire a pochi chilometri di distanza dal capoluogo lo stabilimento Alfa Romeo di Arese, più moderno e al passo con i tempi.
La fabbrica del Portello è stata l’emblema della grandezza industriale di Milano e ha fatto la storia dell’automobilismo italiano. La sua demolizione è stata completata nel 2004.
DAGLI ANNI SESSANTA AGLI ANNI NOVANTA: LO STABILIMENTO DI ARESE
La costruzione dello stabilimento di Arese fu necessaria perché la capacità produttiva di quello del Portello a Milano stava giungendo a saturazione.
In quegli anni, infatti, la fabbrica milanese si stava progressivamente inserendo nel tessuto urbano della città e, registrata una carenza negli spazi produttivi, la dirigenza dell’Alfa Romeo decise di aprire un nuovo impianto alle porte di Milano che non avesse i problemi del sito milanese.
Il modello successore alla Giulietta, la Giulia, destinata in un primo tempo all’assemblaggio nella fabbrica di Arese, fu costruita inizialmente nello stabilimento del Portello fino al 1965, anno in cui si registrerà il suo passaggio ad Arese, oramai a pieno regime, grazie all’avvio da qualche tempo della linea produttiva dedicata alla Giulia GT.
Dalla fine degli anni Sessanta, nel nuovo quartier generale di Arese, si trasferirono progressivamente dal Portello tutti gli uffici commerciali e dirigenziali della Casa automobilistica Alfa Romeo, rispettivamente nelle strutture del Centro Tecnico e del Centro Direzionale.
Nell’anno 1982 si raggiunse nello stabilimento di Arese il record della forza lavoro, con circa 19.000 dipendenti e quattro modelli in produzione: Alfetta, Nuova Giulietta, Alfa 6 e Alfetta GT-GTV.
Con la vendita dell’Alfa Romeo da parte dell’IRI al Gruppo Fiat (1986) si assistette a una lunga e profonda trasformazione aziendale della società automobilistica lombarda, che comprese il taglio di varie competenze dirigenziali e commerciali concentrate negli uffici di Arese, facendo scendere ben presto i dipendenti a 16.000 unità. Tuttavia a un anno dall’acquisto la forza lavoro dell’impianto fu ulteriormente ridimensionata attorno ai 6000 operai, concentrando nella fabbrica aresina la produzione dell’ammiraglia 164 (in sostituzione dell’Alfa 6 e della 90) accanto a quella della 75 (erede della nuova Giulietta) già avviata dal 1985.
Le ultime automobili prodotte ad Arese con il marchio Alfa Romeo risalgono al 2000 e sono la GTV e la Spider. Dopo la fine dell’attività produttiva, l’ultima divisione aziendale della Casa del Biscione a essere attiva nel polo industriale di Arese è stato il Centro Stile Alfa Romeo, in seguito trasferito a Torino.
L’Alfa Romeo 1900: “l’auto di famiglia che vince le corse” e l’inizio della produzione industriale
L’Alfa Romeo 1900 fu prodotta nello stabilimento del Portello, a Milano, tra il 1950 e il 1958.
Agli inizi degli anni Cinquanta, le Alfa Romeo sviluppate con un’impostazione prettamente artigianale erano ormai decisamente superate e l’Alfa Romeo ritenne che i tempi fossero maturi per realizzare una vettura moderna, al passo con le nuove tecnologie che ormai proponevano la carrozzeria con scocca integrata al telaio e una produzione di serie in catena di montaggio.
Il design della carrozzeria, il progetto dettagliato di tutti i lamierati e persino lo studio delle attrezzature produttive furono integralmente eseguiti al Portello.
La prima messa in strada della 1900 avvenne il 2 marzo 1950 con il collaudatore Sanesi alla guida e i progettisti Garcea, Busso e Nicolis come passeggeri.
La presentazione della 1900 alla stampa si tenne il 2 ottobre 1950 a Milano, all’hotel Principe di Savoia, mentre quella al pubblico avvenne al Salone di Parigi nell’ottobre dello stesso anno. La produzione cessò nel 1958 con un totale di 19.198 Alfa Romeo 1900 berlina e coupé prodotte nei vari allestimenti.
Il successo di vendita fu superiore alle più rosee aspettative dei dirigenti della Casa. In breve, grazie anche ad alcune azzeccate carrozzerie speciali, divenne la vettura preferita dagli imprenditori, dagli uomini politici e dai personaggi dello spettacolo.
Dall’introduzione di questo modello nacque il concetto di berlina sportiva, che divenne una peculiarità dell’Alfa Romeo: la classica auto di famiglia per tranquilli week end di relax ma alla quale bastava dipingere i numeri di gara sulle portiere per ottenere una macchina pronta a correre con disinvoltura in qualsiasi competizione. Per questo fu battezzata “l’auto di famiglia che vince le corse”: gentlemen drivers e assi del volante come Sanesi, Fangio, Sala, Bonini, Tadini, Taruffi, solo per citarne alcuni, parteciparono a gare prestigiose come la Mille Miglia, il Giro di Sicilia, il Rally di Montecarlo, la Coppa Intereuropa a Monza, la Targa Florio, la Carrera Panamericana in Messico e molte altre ancora, ottenendo importantissimi risultati.
Alfa Romeo 1900 C Super Sprint
Anno: 1957
Carrozzeria: coupé
Peso: 1000 kg
Cilindrata: 1975 c.c.
Cambio: 4 marce a cloche + R.M.
Nel 1956 viene presentata la seconda versione della 1900 coupé Super Sprint, carrozzata anche in questo caso dalla Touring. L’atelier milanese ha fatto un vero e proprio miracolo riducendo sensibilmente l’altezza e realizzando una vettura moderna e gradevole. Il comando del cambio viene fornito anche con leva sul pavimento. Selleria in tessuto e pelle, come i pannelli delle porte caratterizzati da un disegno a taglio obliquo, dove la parte inferiore funge da tasca portadocumenti. Moquette in lana.
La versione esposta, appartenente al Museo Dinamico Alfa Romeo storiche da competizione della Scuderia del Portello, è completamente conservata nello stato originale e viene utilizzata ancora oggi per partecipare alle manifestazioni più glamour e prestigiose d’Italia, come la 1000 Miglia e il Gran Premio Nuvolari.
L’Alfa Romeo Giulietta: “la fidanzata d’Italia” e il boom economico
Gli anni Cinquanta sono lo scenario in cui un’Italia uscita a pezzi dal Secondo conflitto mondiale si rialza e corre verso un benessere chiamato “Miracolo Economico”.
Fino al modello 1900 le officine del Portello mantenevano una tipologia produttiva artigianale che consentiva di costruire una ventina di esemplari al giorno. Con la Giulietta si trattava di entrare nell’ambito della cosiddetta “motorizzazione di massa”, con una produzione di almeno 200 vetture al giorno. Proprio l’esigenza di aumentare le vendite fece scegliere ai vertici Alfa Romeo di produrre non più vetture d’élite ma automobili pensate per la classe sociale che in quegli anni stava nascendo: la media borghesia.
Al Salone dell’Automobile di Torino del 1955 l’Alfa Romeo presentò la Giulietta, la vettura che doveva rappresentare la definitiva riscossa. E il successo arrivò. Ne furono costruite quasi 132.000 nello stabilimento del Portello a Milano, numeri di produzione impressionanti per l’epoca.
Adatta a un pubblico giovane e appassionato, divenne un’icona e un simbolo dell’Italia in ripresa. Oggetto di stile elegante e raffinato, diventò il desiderio di tantissimi appassionati. Complici anche le vittorie della Casa nel neonato Campionato del Mondo di Formula 1 di pochi anni prima, la “fidanzata d’Italia” diede origine al temine “Alfista” per definire coloro che sognavano di possedere o amavano la propria Alfa Romeo.
Mai prima di allora si era vista una vettura tanto potente ma anche economica nei consumi, con una frenata eccezionale e un grande bagagliaio, offerta a un prezzo abbordabile. La Giulietta berlina condivideva la meccanica della splendida e filante coupé Alfa Romeo Giulietta Sprint presentata al pubblico esattamente un anno prima, nel 1954.
Alfa Romeo Giulietta Berlina 2^ serie
Anno: 1961
Carrozzeria: berlina 4 posti
Peso: 950 kg
Cilindrata: 1290 c.c.
Potenza: 75 CV
Cambio: 4 marce al volante + R.M.
Nel 1950, fu chiaro alla dirigenza che il nuovo modello Giulietta sarebbe stato il più importante nella storia dell’Alfa Romeo, rappresentando il passaggio alla modernità industriale.
La Scuderia del Portello ne ha restaurati e preparati 3 modelli della prima serie e 3 della seconda serie, come la vettura esposta, che partecipano a manifestazioni prestigiose come la Coppa Milano-Sanremo, la Targa Florio, la Coppa d’Oro delle Dolomiti e altre gare di regolarità in Italia.
L’Alfa Romeo Giulia: “l’auto disegnata del vento” e il passaggio dal Portello ad Arese
Prodotta dall’Alfa Romeo dal 1962 al 1977, è nata come erede della Giulietta ed è stata proposta in numerose varianti di carrozzeria, nelle tipologie berlina, coupé, cabriolet e spider.
Complessivamente, in 15 anni, ne sono stati prodotti circa 1 milione di esemplari. Ciò ha reso la Giulia una delle vetture più vendute della storia dell’Alfa Romeo.
Se la meccanica era d’avanguardia, anche la scocca e la linea della carrozzeria erano molto moderne. La Giulia aveva un coefficiente di penetrazione aerodinamica particolarmente basso per l’epoca e la categoria grazie all’uso, durante la sua progettazione, della galleria del vento. Famoso fu lo slogan “la Giulia, l’auto disegnata dal vento”.
La vettura, secondo le strategie dei vertici Alfa Romeo, doveva essere lanciata in concomitanza con l’inaugurazione del nuovo stabilimento di Arese, ma a causa dei continui ritardi nella consegna dello stesso, i primi esemplari di Giulia, che furono assemblati nel 1962, vennero realizzati interamente allo storico impianto milanese del Portello. Poi si ebbe una fase di transizione durante la quale le scocche erano prodotte ad Arese, mentre la componentistica meccanica proveniva ancora dal Portello.
La Giulia venne presentata presso l’Autodromo Nazionale di Monza il 27 giugno 1962 nella versione TI (acronimo di Turismo Internazionale).
La prima vettura a essere prodotta interamente ad Arese fu invece la Giulia GT del 1963.
Alfa Romeo Giulia 1300 TI ‘‘Raid Classic India 2013”
Anno: 1966
Carrozzeria: berlina 4 posti
Cilindrata: 1290 c.c.
Potenza: 82 CV
Cambio: 5 marce al volante + R.M.
Nel 1966 venne lanciato il modello Giulia 1300 TI, con motore di 1290 cm³ dotato di un carburatore doppio corpo che erogava 82 CV, evoluzione di quello montato sulla Giulietta TI. Nonostante le economie, si affermò immediatamente come la 1300 più veloce del mondo, con una punta dichiarata di oltre 160 km/h.
Per festeggiare i 50 anni della Giulia (1963-2013), la Scuderia del Portello partecipò al Raid “CLASSIC INDIA 2013” con un’Alfa Romeo Giulia 1300 TI del 1966 condotta dall’equipaggio Maria Rita Degli Esposti-Roberto Chiodi. Si trattava di un giro in senso orario di 4000 chilometri da Delhi fino al mar Arabico e ritorno, attraverso due grandi stati indiani: il Rajasthan e il Gujarat. La Giulia preparata dalla Scuderia del Portello fece la sua bella figura in un lotto di vetture molto più potenti. I due rallisti romani portarono a termine la corsa e non tardarono mai a un controllo orario.
L’Alfa Romeo Alfetta GT-GTV: la coupé quattro posti di Arese negli anni Settanta e Ottanta
La storia dell’Alfetta GT-GTV cominciò quando era all’apice il successo della Giulia GT.
Partendo dalla base meccanica della Giulia GT, nel 1968 viene dato incarico per il nuovo progetto alla Italdesign di Giorgetto Giugiaro, progettista che aveva seguito la nascita e lo sviluppo della Giulia GT negli anni in cui lavorava alla Bertone.
Alla fine degli anni Sessanta il concetto tradizionale di coupé, inteso come vettura sportiva bassa e con un abitacolo capace di accogliere comodamente solo due persone, era ormai superato. Le brillanti berline compatte della concorrenza, con pari prestazioni ma con abitabilità, comfort e capacità del vano bagagli ben superiori, stavano velocemente conquistando il mercato.
Giugiaro quindi ricevette un’istruzione precisa dalla Casa: la nuova coupé Alfa Romeo, per dimostrarsi appetibile, avrebbe dovuto avere quattro posti comodi e un capiente bagagliaio; per il resto venne data carta bianca. Ne derivò un coupé filante, forma a cuneo, coda tronca, frontale lungo e aggressivo, quattro posti comodi e motore bialbero 1.8 con 122 CV.
La prima serie dell’Alfetta GT debuttò ufficialmente nel giugno 1974, in un momento storico sicuramente non favorevole al lancio di auto sportive: guerra del Kippur, crisi energetica, costo della benzina alle stelle, introduzione dei limiti di velocità. Insomma, il clima generale che si respirava in quegli anni penalizzava fortemente soprattutto quelle case automobilistiche che, come l’Alfa Romeo, avevano listini tutti proiettati verso la brillantezza di guida.
Dal 1976 la gamma si allarga alla serie GTV (GT Veloce) che possedeva una motorizzazione in grado di sfruttare nel modo più completo le grandi qualità del telaio.
Incluse alcune versioni in produzione limitata, l’Alfa Romeo ad Arese realizzò ben 13 versioni dell’Alfetta GT-GTV e l’ultima serie venne prodotta nel 1985.
In un periodo piuttosto complesso per la Casa del Biscione e il mercato globale, la storia dell’Alfetta GT-GTV è legata anche ai programmi sportivi che portarono le versioni da gara nelle competizioni internazionali in pista, in montagna e nei rally con un rispettabilissimo palmares.
Alfa Romeo Alfetta GTV Turbodelta
Anno: 1979
Carrozzeria: coupé 4 posti
Peso: 1090 kg
Cilindrata: 1962 c.c.
Potenza: 150 CV
Cambio: 5 marce al volante + R.M.
Alla fine degli anni Settanta, il reparto corse di Alfa Romeo, l’Autodelta diretta dall’ing. Carlo Chiti, sviluppò un’Alfetta GTV derivata dalla versione 2000 molto sportiva che segnò l’esordio di un turbo su un’Alfa Romeo stradale. Superava i 205 km/h e ne furono prodotti solo 400 esemplari dal 1979 al 1980.
La Casa di Arese contava di raggiungere due obiettivi: uno di carattere commerciale per ridare slancio alla gamma delle coupé sportive Alfa Romeo, fortemente penalizzata dalla crisi energetica di alcuni anni prima; l’altro di carattere sportivo per rendere possibile l’omologazione delle vetture nel Gruppo 4, così che potesse gareggiare nei rally e nelle competizioni Turismo (omologazione per la quale era richiesta la soglia minima di 400 esemplari prodotti in serie).
Il Museo Dinamico della Scuderia del Portello possiede una delle 50 rimaste, perfettamente conservata nel suo stato originale stradale.
LA MOSTRA CON LE VETTURE DELLA SCUDERIA DEL PORTELLO PRESSO “IL CENTRO”
ARESE 7 OTTOBRE – 1 NOVEMBRE 2020
Crediti TESTI E IMMAGINI:
Centro Documentazione Museo Storico Alfa Romeo
Archivio Scuderia del Portello